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BANCHE: DISASTRO PER LE IMPRESE ITALIANE

Quanto è davvero costato salvare il sistema bancario italiano? Ma quanto è costato al comparto delle imprese italiane?  SDL Centrostudi, da anni a fianco delle imprese e dei correntisti annuncia il disastro. Probabilmente non lo sapremo mai con precisione, anche se possiamo stimare una cifra minima di 125 miliardi di euro. Ben più dei famosi 70 miliardi di euro ufficiali.



Al totale, vanno aggiunti 55 miliardi. Di che si tratta? Si tratta di tasse risparmiate dalle stesse banche che hanno i buchi in bilancio per i famosi “Npl” (non-profit loan, cioè le sofferenze bancarie)

Se una banca perde soldi relativamente a un credito, viene contabilizzata come perdita in bilancio, e paga meno tasse, appunto circa 55 miliardi per i soli crediti in sofferenza ancora presenti nei conti bancari al giugno 2017.

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Possiamo quindi dire che più soldi le banche recuperano dai debitori insolventi, più tasse pagano. Per guadagnare comunque dai crediti deteriorati, le banche impacchettano tanti debiti in sofferenza e li cedono in blocco ai fondi stranieri speculativi incassando in media il 18% del valore dei debiti stessi. 

Il risultato di questa azione è quello di far restare i debitori nella «centrale rischi», bloccandone quindi l’accesso al credito.  Lasciandoli allo stesso tempo in balia dei fondi d’investimento, che vogliono recuperare i soldi dati alle banche.  Le banche, che a fronte di quel 18% incassato avevano già scontato in media in 55% di perdite nei bilanci degli anni passati, espongono in bilancio un buon 27% di ulteriori perdite, che portano a detrazione fiscale.

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I mezzi per correggere il sistema al momento non ci sono, ma al momento alla Camera ci sono alcune proposte di legge che hanno lo stesso obiettivo: dar modo ai singoli debitori di risolvere in proprio il debito, con l’obiettivo di rifondere alla banca una somma maggiore di quella offerta dai fondi. In questo modo la banca incasserebbe di più, e con essa il fisco, e i debitori eviterebbero di fallire. 

La prima proposta è quella ribattezzata come «Giubileo bancario», una specie di condono dei debiti pregressi. La seconda proposta di legge obbligherebbe i debitori a fare un’offerta di rientro all’istituto creditore, quasi un'offerta alla cieca, e senza la certezza che venga accolta. Per la prima volta una delle più potenti associazioni imprenditoriali aderenti alla Confindustria, l'Ance - che riunisce le imprese edili - si è schierata apertamente a favore con la calendarizzazione di proposte di legge che puntano a risolvere il problema dei crediti deteriorati, dato che con norme simili l'edilizia potrebbe ripartire assai meglio.

Secondo il Presidente di Fondazione Sdl «La crisi finanziario-economica, mentre provoca acuta sofferenza nelle famiglie e nelle imprese, attiva inaccettabili comportamenti di ‘business sulle difficoltà, con aggressioni al patrimonio industriale, artigianale, agricolo e dei servizi che connota il tradizionale corpo produttivo dell’Italia. A tale attacco fa da pendant un’ insistente espropriazione delle famiglie sovraindebitate e prive di adeguate tutele». 
 
I dati del rapporto sono calcolati su un campione particolare: le imprese che sentivano puzza di bruciato nei loro conti e hanno voluto fare un controllo. «Ma un fenomeno così devastante è molto più ampio – puntualizza Pastore -. Questo primo rapporto apre, in ogni caso, uno spiraglio di luce su tutto il capitolo delle sofferenze bancarie e conseguenti proposte di bad bank: quanto di queste presunte sofferenze è dovuto all’ accumularsi di interessi usurari e anatocistici (gli interessi sugli interessi scaduti e non pagati)?». 
 
La Fondazione ha più volte sfidato le banche ed i loro avvocati a raccogliere a caso i dati di 1000 conti correnti aziendali in una banca ed in un'area geografica, analizzarli sulla base delle norme di legge («e non sulla base delle compiacenti norme amministrative di Banca d’ Italia»). «Siamo sicuri – insiste il presidente – che ne uscirebbero dati non lontani da quelli della nostra ricerca ».




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